“Poppi” ha origini piuttosto incerte: alcune ipotesi ritengono che sia da attribuire al nome della gens romana Pupia o Pompilia, altre, attualmente più accreditate, ritengono che Poppi derivi dal termine arcaico poplo cioè poggio, colle, rilievo.
La prima volta che sentii nominare questa parola avevo su per giù 11 anni e al solo sentirla nominare mi veniva da ridere, pensando fosse un nomignolo fantasioso e simpatico con cui scherzare.
Era una fresca mattina d’estate quando salii in macchina e alla domanda: “Dove andiamo”? mia madre, in modalità “gita di famiglia“, mi rispose con tono deciso: “A Poppi”, così una risata mi venne naturale, pensando mi stesse prendendo in giro.
Capii mano a mano che forse quel nome che fino a quel momento credevo frutto della fantasia così irreale forse non era.
Iniziai a fantasticare mentre dalla macchina scorrevano veloci distese di girasoli, gialli come il sole che splende. Ero curiosa e cercavo di immaginare che aspetto potesse avere un posto da un nome così buffo e quella volta la realtà soddisfò di gran lunga le mie aspettative.
Scoprii che Poppi, (“Póppi” in dialetto aretino), era una rara “città murata”, nonché un graziosissimo borgo medievale, inserito nell’elenco dei borghi più belli d’Italia e situato all’interno di un’area protetta di interesse primario, il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
Le sorprese non finivano qui. Questo incantevole borghetto storico custodiva al fondo di una ripida salita fatta di ciottoli un imponente ed incredibile castello che presto si mostrò davanti a me con aria maestosa: era Il Castello dei Conti Guidi, il simbolo del Casentino. Visibile, anche da lontano, arrivando da ogni parte della vallata.
Entrarvi all’interno è come fare un viaggio nel tempo. Un’esperienza da vivere e provare, affascinante per i bambini, emozionante per gli adulti: a partire dall’esterno (il Castello dei conti Guidi è opera della celebre famiglia di architetti Di Cambio e “prototipo” di Palazzo Vecchio in Firenze. È stato costruito nel Medioevo e le prime tracce risalgono al 1191), per poi passare dagli interni (la Biblioteca Rilliana, ricca di centinaia di manoscritti medievali e di incunaboli; la Cappella dei Conti Guidi con un ciclo di affreschi trecenteschi attribuiti a Taddeo Gaddi, allievo di Giotto), fino a concludere in bellezza il tour sulla torre da cui è possibile godere di una vista mozzafiato sull’intera vallata, molto suggestiva al tramonto.
Il Castello dei Conti Guidi è anche stato teatro di un importante avvenimento storico: La battaglia di Campaldino (11 giugno 1289), ove le truppe Guelfe sbaragliarono quelle Ghibelline (nel castello si può vedere un plastico che riproduce l’assetto di guerra).
A renderlo ancora più misterioso sono due leggende che si nascondono dietro il Castello.
La prima riguarda Grifo, la storia di un giovane menestrello che era un tipo molto pauroso e il Conte Guidi si divertiva a prenderlo in giro e a spaventarlo con le sue terrificanti storie. Una notte, impressionato dai racconti del Conte, il povero Grifo vide la statua di Simone da Battifolle che si muoveva e spaventato a morte aveva raccontato la vicenda al Conte.Quest’ultimo per prendersi burla del menestrello, organizzò uno scherzo con i suoi due cugini Oberto e Bandino. Oberto si travestì da Simone da Battifolle, e con la sua armatura pesante entrò nella stanza di Grifo che dalla paura cadde a terra morto. Il Conte si sentì in colpa per l’accaduto e ordinò un solenne funerale. Qualche giorno dopo il giovane fu visto girare attorno al sepolcro con il lenzuolo: Grifo era ancora vivo e da allora fu soprannominato “Morto Resuscitato“.
L’altra leggenda narra invece la storia di Matelda moglie di un Conte Guidi che come una mantide seduceva gli uomini nella torre del castello e poi li uccideva. Per vendicarsi il popolo, in assenza del Conte, la murò viva nella Torre e d’allora lo spettro di Matelda si aggira tra i bastioni del Castello di Poppi.
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